giovedì 23 dicembre 2010

Ogni donna deve essere libera di scegliere una gravidanza in età avanzata

Corriere della Sera Venerdì 3 Dicembre 2010
Interventi & Repliche

Trent’ anni fa, quando ho iniziato a fare l’ostetrico, una gestante di trentadue anni alla prima gravidanza, era definita una primipara attempata. Oggi sei donne su dieci partoriscono il primo figlio dopo i trenta anni e nessuno si permetterebbe di rivolgersi loro con questo termine. Venti anni fa, al ritorno dagli Stati Uniti, ho messo a punto una tecnica di lavaggio seminale per rimuovere il virus HIV dal seme dei maschi sieropositivi, permettendo loro di avere un figlio sano senza esporre la compagna al rischio di contagio. Tutti pensarono che fossi pazzo. Oggi il metodo è usato in tutto il mondo ed un uomo HIV positivo può rivolgersi ad un centro di fertilità.

Nell’intervista a Simona Ravizza sul “Corriere” ho detto che qualsiasi donna potrebbe realizzare lo stesso percorso assistenziale ed ho scelto il termine qualsiasi nel suo significato letterale, ovvero quale che sia. Quale che sia sottolinea la libera autodeterminazione del paziente, tutti invece ha un significato completamente differente..

Ogni giorno i ginecologi, me compreso, spiegano alle donne che sarebbe meglio avere una gravidanza prima dei quaranta anni, perché non osano neppure dire che sarebbe meglio prima dei trenta anni. Vedo donne determinate a spostare la propria fertilità verso un’età in cui le ovaie potrebbero non essere più funzionali, programmare un loro deposito ovocitario o embrionario o depositare il proprio tessuto ovarico. Oggi questo ci sembra un’esagerazione, ma è una realtà, che credo debba essere affrontata nel rispetto delle normative vigenti e con il consenso di tutti gli specialisti di infertilità.

In ambito di risorse pubbliche, l’assistenza non può essere focalizzata su un singolo paziente, ma deve considerare una popolazione da curare nel modo migliore e più efficiente. Questo nulla osta al fatto che un paziente chieda procedure atte ad affrontare il suo problema.

Credo fermamente all’autodeterminazione del paziente nelle scelte assistenziali. Sapevo che accettando di assistere una persona con una figura pubblica avrei dovuto affrontare delle critiche. In Italia nascono molto meno bambini di quanti vorremmo ne nascessero e le coppie con problemi di fertilità devono fare i conti con una legge anacronistica. Ora sappiamo che anche l’età della donna può essere fonte di critiche. Credo che il tempo cambierà questo modo di vedere.
Augusto Enrico Semprini

Credo che l’età non può essere l’unica determinante degli eventi riproduttivi e a questo riguardo vi allego una lettera bella ed intelligente di una paziente a me carissima, in cui determinazione e forza d’animo hanno permesso di risolvere il suo problema di fertilità.

Vi è un messaggio profondo dentro questa lettera ed è che fra medico e paziente deve crearsi una comunione di intenti che comprenda non solo l’applicazione scrupolosa delle migliori procedure mediche, ma un’apertura emotiva ed affettuosa che permetta di assorbire con minor dispiacere gli insuccessi e di partecipare con più cuore, quando tutti questi sforzi sono coronati dal successo.

P.S.
Ho deciso di togliere il cognome di Simona pur avendo ricevuto il permesso di pubblicare la lettera firmata in esteso. Chi volesse comunicare con lei può mandare una richiesta e saremo felici di fornire l’indirizzo elettronico per stabile un contatto.

Caro Semprini,
ho letto nei giorni scorsi sul Corriere le sue dichiarazione e oggi il commento. Al di là del personaggio pubblico, ho provato felicità nel sapere che un'altra donna ha coronato un sogno, probabilmente vecchio di anni. Tra paure e angosce, attese, speranze e determinazione. In tante abbiamo preso tempo, sfidando la natura e il suo corso, in tante abbiamo "pagato" con qualche sofferenza questa scelta.
Non mi riconosco nell'ottimismo che lei mette nella sua frase di chiusura al commento di oggi - ... Ora sappiamo che anche l'età della donna può essere fonte di critica. Credo che il mondo cambierà questo modo di vedere. -
Certo, la sua è una giusta speranza che condivido, ma i tempi, credo, non saranno così stringati. Ci si lamenta delle poche nascite, dei pochi servizi per le giovani coppie, dei pochi incentivi, ma ci si lamenta con altrettanto vigore delle molte donne over 35/40 che sperano di diventare madri. Quasi fossero un fastidio sociale da scrollarsi di dosso.
Non è la mia storia personale, peraltro non delle peggiori, che mi fa pensare a quanto è lontano il traguardo a cui lei, noi puntiamo. Sono le storie di tutti i giorni, delle amiche che in un momento di confidenza ti raccontano di come hanno rinunciato a essere madri, perché male informate, perché mal consigliate, perché non gli è stata lasciata aperta nessuna porta prima di rinunciare e farsene una ragione. Sono le storie delle donne che cercano una risposta o conforto addirittura nel web "Aiuto, qualcuno conosce Semprini?"...
Sono mamma, una mamma di 40 anni, felice, responsabile e matura.
Diventata mamma dopo aver sbattuto la faccia contro l'indifferenza sia nel pubblico sia nel privato, malcelata da un pietoso sorriso.
Grazie a lei ce l'ho fatta. Perché insieme abbiamo scoperto che la medicina di cui avevo bisogno era principalmente ricca di professionalità, ottimismo, scrupolosità e intelligenza.
Grazie di cuore per avermi somministrato tutto ciò.
Con l'affetto di sempre"
Simona