martedì 17 novembre 2009

Infezione batterica

Domanda: Conosco quasi tutti i ginecologi della mia città perchè la mia infiammazione vaginale da Candida sembra irresolvibile. Ho provato tutte le cure immaginabili: creme , candelette, yogurt, compresse per bocca, irrigazioni. Per darle un'idea della mia disperazione sono andata anche da un mago! Le accludo gli esami che ho eseguito e che talvolta dimostrano la presenza di Candida e talvolta no, anche se i miei disturbi sono costanti. Ho qualche speranza di guarire?

Risposta: Le cure sono risolutive solo quando viene identificata con precisione la causa del disturbo. Nel suo caso credo che l'origine del problema non sia la Candida, ma un'infezione batterica che non è stata presa in considerazione e quindi non è stata indagata con accuratezza.

Tenga presente che circa il 70% delle diagnosi di infezione da Candida viene fatto solo sul riscontro clinico di vaginite e di perdite biancastre, senza che l'esame diretto al microscopio od il tampone inviato al laboratorio confermino la presenza di questo fungo.Questo comporta un'eccessiva imprecisione diagnostica.

Deve anche considerare che la presenza di Candida in vagina non esclude che l'infiammazione possa derivare da altre cause concomitanti ed infine che alcune cure per la vaginite possono favorire la comparsa, opportunistica, di Candida.

Cosa fare in una situazione così complessa?
Primo, sospendere ogni cura per almeno due settimane ed eseguire la ricerca di cause batteriche o virali della vaginite.

Secondo, non iniziare mai alcuna terapia per Candida senza avere prima confermato la sua presenza con un tampone colturale.

Terzo, controllare che il marito non abbia infezioni genitali.

Quarto, se si conferma la presenza di Candida utilizzare solo prodotti per bocca e sospendere il trattamento solo quando si ha la conferma dal laboratorio che il fungo è scomparso.

Questo protocollo di trattamento così dettagliato ed aggressivo dovrebbe avere finalmente ragione del suo problema e restituirle in pochi mesi il suo benessere vaginale. Non può condurre questo programma da sola ed è bene che scelga un singolo specialista a cui affidare questo piano di cura in modo che abbia confidenza con il suo problema e la sostenga, anche emotivamente, lungo la strada per la guarigione.

Infezione da Candida

Domanda: Dopo una prolungata cura con antibiotici ho iniziato a soffrire di una vaginite da Candida che sembra non volersene più andare. Ho cambiato tre ginecologi, ma le cure che mi hanno prescritto mi sembrano sempre le stesse ed i risultati sono praticamente nulli. I sintomi si riducono durante la cura, ma dopo qualche giorno sono di nuovo nei pasticci con prurito persistente e perdite vaginali. Cosa devo fare?

Risposta: La Candida è un fungo che crea colonie bianche e predilige i genitali femminili perchè necessita di zuccheri e le cellule vaginali ne sono particolarmente ricche.

La naturale protezione contro la Candida è la presenza di batteri vaginali che utilizzano lo zucchero, formano acido lattico e creano un ambiente acido sgradito ai funghi. Una seconda difesa è la flora batterica vaginale che con la sua presenza impedisce alla Candida di impiantarsi e crescere. La cura antibiotica ha eliminato queste linee difensive permettendo al fungo di stabilirsi in modo prepotente.

In questi casi è necessario che le cure siano prolungate perchè i batteri ricostituiscano le loro colonie vaginali e perché la Candida cresce formando sia filamenti che spore e queste ultime non sono sensibili ai farmaci fino a quando non germinano ed iniziano a produrre filamenti.

Conoscendo queste informazioni biologiche può modificare i suoi cicli di cura fino alla guarigione.

Incontinenza urinaria

Domanda: Sono sempre stata una spilungona, la più alta nella classe e la migliore nella squadra di pallacanestro. A dire il vero ho fatto anche un pò di fatica a trovare un marito che non sembrasse un nanerottolo al mio fianco. Siamo felicemente sposati da cinque anni ed abbiamo due bei bambini che sono nati senza difficoltà con dei travagli e dei parti abbastanza agevoli. Nella seconda gravidanza, però, avevo iniziato a perdere un pò di pipì quando prendevo in braccio il mio primo bambino. Poi il problema è peggiorato dopo il parto ed adesso mi crea grande imbarazzo, perché, se saltello o se ho uno scoppio di risa o starnutisco, sento l'urina correre lungo il condotto che la porta all'esterno e bagnare le mutandine. Com'è possibile che, così giovane, debba soffrire di questo problema? C'è qualche farmaco che mi può aiutare?

Risposta: Il disturbo di cui Lei soffre si chiama incontinenza urinaria da sforzo ed una volta tanto il termine medico rende facile capire la meccanica del disturbo ovvero che l'aumento della pressione addominale, che si accompagna allo sforzo della parete muscolare, comporta uno svuotamento vescicale che non può essere trattenuto.

Questo disturbo è rarissimo nelle donne che non hanno partorito, perché la gravidanza ed il parto sono gli eventi determinanti che comprimono la vescica fino a lesionare i legamenti che la mantengono in una posizione angolata rispetto al decorso dell'uretra (il condotto che porta l'urina dalla vescica all'esterno).

Questa angolatura impedisce che, sotto pressione, il getto di urina possa imboccare direttamente l'uretra e raggiungere l'esterno. Quando i legamenti vescicali vengono danneggiati, la vescica scivola in basso venendo così a trovarsi proprio di fronte all'apertura uretrale. L'aumento della pressione addominale si trasmette anche alla vescica e non rimane quindi alcun ostacolo ad impegnare il canale uretrale, anche se la paziente cerca di frenare il getto di urina. Questo è il meccanismo che genera il problema urinario.

Lei si chiede perchè questo è avvenuto e, amio avviso, questo è dovuto alla sua struttura corporea. Le donne molto alte e molto sottili hanno spesso una maggior lassità dei sistemi legamentosi che interessano tutti gli organi addominali e, se a questo si accompagna anche una struttura esile e delicata, possono lesionare facilmente la vescica anche durante gravidanze e parti senza problemi.

Nelle donne con normale struttura corporea, i danni vescicali si osservano soprattutto dopo parti difficili, oppure se i bambini sono piuttosto grossi o se il parto richiede l'intervento attivo (ripetute pressioni sull'addome, ventosa ostetrica) del ginecologo per permettere la nascita del bambino.

Nel suo caso è tardi per fare queste considerazioni, ci consola però il fatto che lei abbia un bel ricordo del travaglio e del parto. Purtroppo non vi sono farmaci per correggere il problema, ma solo un intervento di sospensione (tecnicamente si chiama cisto-uretro-pessi) per riposizionare la vescica nella corretta posizione angolata rispetto al decorso dell'uretra.

Alla sua età l'intervento è quasi sempre coronato da successo e può quindi affidarsi con tranquillità ad un ginecologo che abbia confidenza con questo tipo di intervento per effettuare al più presto la correzione chirurgica.

Se invece desiderasse ancora una gravidanza, le consiglio di pensare prima al terzo bambino e di sottoporsi poi all'intervento chirurgico perchè la gravidanza potrebbe nuovamente danneggiare i punti di sospensione vescicale e comportare ancora il ritorno dell'incontinenza.

Asportazione dell'utero

Domanda: Ho quarantotto anni e dai trentacinque in poi ho lottato con persistenti problemi ginecologici dovuti ad un utero particolarmente propenso a formare fibromi (miomi). Dopo due interventi di miomectomia e tante alte cure mediche, il mio ginecologo suggerisce di eliminare definitivamente l'utero, ma io vorrei attendere la menopausa per vedere se il problema si risolve spontaneamente. Nel frattempo ho però flussi mestruali emorragici, un continuo senso di peso addominale e devo assumere ciclicamente delle cure di ferro per combattere l'anemia. Mi spiace rinunciare al mio utero, non vi sono altre soluzioni al mio problema?

Risposta: L'utero è formato da due parti: il corpo al cui interno vi è la cavità in cui si sviluppa la gravidanza ed il collo (cervice) attraversato da un canale che permette le mestruazioni, la fertilizzazione ed il parto.

I fibromi si formano quasi esclusivamente nel corpo uterino, sono delle formazioni benigne e sono un problema frequente nelle donne a partire dal trentacinquesimo anno di età. Quando danno problemi (dolori, emorragie), è possibile rimuoverli chirurgicamente con un intervento che asporta i fibromi e ricostruisce il corpo uterino.

Negli anni successivi alla miomectomia, in un caso su due i fibromi si riformano e questo porta al consiglio di asportare tutto l'utero per una definitiva soluzione del problema.

Questi sono gli aspetti tecnici, ma una buona decisione medica deve tenere conto anche degli aspetti psicologici ed emotivi. Nel suo caso il peso addominale che lamenta indica che i fibromi devono essere piuttosto grandi ed è quindi improbabile che la menopausa possa ristabilire un completo benessere ginecologico e, nel frattempo, persiste il problema emorragico mestruale.

Una soluzione del suo problema potrebbe essere l'asportazione del corpo uterino, senza toccare il collo dell'utero e le ovaie. Questo intervento risolverebbe sia il senso di ingombro addominale che quello dei flussi emorragici, rispetterebbe il suo desiderio di conservare il suo utero nella sua parte sana.

Dopo questo intervento una donna su dieci ha ancora scarsissime perdite mestruali periodiche e tutte devono mantenere il controllo annuale del Pap test, per salvaguardare la salute del collo dell'utero.

Nel caso di una completa asportazione dell'utero, in nessun caso si hanno ancora mestruazioni e non è più necessario eseguire il Pap test periodico.

Fibromi

Domanda: Ho quarant'anni e godo buona salute, ma qualche disturbo digestivo ha indotto il mio medico di base a richiedere un'ecografia addominale che, con mia sorpresa perché non ho alcun problema ginecologico, ha identificato due fibromi uterini di tre e cinque centimetri di diametro. Uno specialista mi ha consigliato di asportare i fibromi, uno di togliere anche l'utero ed un terzo di non fare assolutamente nulla. Non so veramente cosa decidere.

Risposta: I fibromi uterini sono, salvo rarissimi casi, delle formazioni del tutto benigne con lento accrescimento. Ripeta un controllo ecografico fra sei mesi e se le dimensioni fossero invariate, rimandi qualsiasi decisione chirurgica.

I fibromi possono indurre mestruazioni emorragiche o dolori pelvici, ma lei non presenta questi sintomi e quindi è poco vantaggioso procedere ad un intervento chirurgico (miomectomia). L'intervento, inoltre, non risolve definitivamente il problema perché gli uteri che soffrono di miomi tendono frequentemente a riformarne altri.

Sotto il profilo strategico, conviene quindi differire la scelta chirurgica scegliendo nel caso di rimuovere anche l'utero, qualora i fibromi tendessero a moltiplicarsi o a crescere eccessivamente generando dolore o eccessivo sanguinamento mestruale.

Sarei quindi in pieno accordo con il collega che le ha consigliato, per il momento, di non fare assolutamente nulla. Non si faccia tentare dalle possibilità di terapie mediche dei fibromi, sono del tutto inefficaci.

Cisti ovariche

Domanda: Vorrei tanto trovare due ginecologi che abbiano la stessa opinione… Ho 55 anni, la menopausa è arrivata a cinquant'anni esatti, e da due anni l'ovaio destro ha formato una cisti di tre centimetri. Il contenuto è liquido e le pareti sono regolari, senza setti che dividano la cisti al suo interno. In due anni non è cresciuta di dimensioni ed i prelievi di sangue non indicano un aumento della concentrazione dei marker tumorali. Il mio ginecologo dice di tenere la cisti sotto controllo ecografico semestrale e di stare tranquilla. Quello della mia amica suggerisce, per sicurezza, di togliere l'ovaio destro. Un terzo ginecologo mi ha detto di togliere, per non correre rischi, entrambe le ovaie lasciando a me la decisione se togliere anche l'utero dato che assumo una terapia sostitutiva ormonale, che comporta un aumento del rischio di tumore dell'utero. Risultato: non so cosa più cosa fare e sono dibattuta fra il timore dell'intervento e quello di lasciare in sede una cisti pericolosa.

Risposta: Questa cisti è molto probabilmente del tutto innocua, però rimane la possibilità che possa nascondere cellule che andranno incontro ad una trasformazione tumorale. Lei non sta cercando due ginecologi che siano in accordo sul da farsi, solo un ginecologo che le dica cosa fare e si assuma le responsabilità delle indicazioni che ha dato. Se consiglierà ecografia ripetute si potrà sempre dire che lo fa per moltiplicare le sue parcelle. Se la opera potrà essere giudicato troppo interventista per aver rimosso una cisti del tutto benigna. Se eliminerà entrambe le ovaie insieme con l'utero, passerà per un chirurgo demodè. Se vuole mia opinione sul da farsi è molto semplice: rimuova entrambe le ovaie e viva tranquilla. L'intervento è abbastanza semplice è in uno o due giorni potrà tornare a casa, lasciando ad altri il suo problema. Come vede, invecchio dopo tanti anni con Starbene, e tendo a preoccuparmi anche per cisti che, benigne per tutti i caratteri, possono talvolta nascondere brutte sorprese.

Alternative non farmacologiche

Domanda: Ho 50 anni e due mesi fa sono stata operata di isterectomia e data l'età sono state asportate anche le ovaie, pur del tutto sane. Ora mi dovrei sottoporre alla terapia ormonale sostitutiva, però sono molto dubbiosa. E' veramente necessaria? Può davvero provocare il cancro al seno? Il mio ginecologo non è stato molto chiaro ed esauriente ed il mio medio di base dice che devo scegliere io

Risposta: Più della metà delle donne che iniziano la terapia ormonale sostitutiva in menopausa, interrompe il trattamento nei sei mesi successivi. La sospensione del trattamento non è dovuta ad effetti collaterali indesiderati, né ad assenza di beneficio (la maggior parte delle donne sta meglio quando prende gli ormoni) ma unicamente ad una resistenza psicologica a trattare come una malattia una fase della vita ritenuta del tutto normale. A questa condizione emotiva si aggiunge la responsabilità personale di accettare un minimo rischio di favorire la crescita di tumori ormono-dipendenti contro il beneficio incerto di minor possibilità di malattie cardiovascolari e di fratture. Deve sapere che la terapia ormonale sostitutiva garantisce i suoi benefici solo quando viene assunta per parecchi anni e mi sembra che questa possibilità sia, nel suo caso, minima. Le sue perplessità ed i suoi dubbi sono molto più solidi delle motivazioni ad iniziare il trattamento. Credo quindi che una scelta più naturale di buon esercizio fisico, niente fumo di sigaretta ed una dieta ricca di calcio possano proteggere la sua menopausa in modo continuativo e senza difficoltà emotive. Quindi darei grande attenzione al problema psicologico e sceglierei un intervento salutista che si prolunga nel tempo anziché quello farmacologico di provata efficacia che avrebbe, nel suo caso, ben breve durata.

Menopausa chirurgica

Domanda: Ho 45 anni e dopo un lungo periodo di mestruazioni emorragiche per numerosi fibromi ho deciso di togliere l'utero. Mi hanno proposto di lasciare le ovaie per non entrare bruscamente in menopausa. Ho accettato, ma non so se ho preso la decisione giusta.

Risposta: L'intervento di rimozione dell'utero (isterectomia) è spesso completato dalla rimozione delle due ovaie perché si ritiene che l'apparato genitale, privato dell'utero, abbia ormai completato la sua vita riproduttiva. Un secondo motivo per eliminare chirurgicamente le ovaie è il timore che esse possano andare incontro ad una trasformazione tumorale negli anni che seguono la menopausa. Inoltre l'intervento d'isterectomia comporta una riduzione di afflusso di sangue alle ovaie con un anticipo della menopausa di circa due anni. L'età media della menopausa per la donna italiana è circa 50 anni, quindi le sue ovaie sarebbero ancora attive per ancora tre anni. Un dosaggio dell'ormone follicolo stimolante (FSH) potrebbe essere d'aiuto per sapere se la sua menopausa è ormai vicina rendendo così più semplice la decisione di mantenere o rimuovere le ovaie. Contro queste considerazioni che motiverebbero la rimozione delle ovaie rimane il fatto che la menopausa chirurgica è senza dubbio quelle meno gradita alla paziente ed all'organismo. Che decisione prendere? A 45 anni è più ragionevole pensare ad un intervento del tutto risolutivo dei problemi ginecologici passati e preventivo di quelli futuri. Nel caso la sintomatologia menopausale fosse molto intensa e desiderasse iniziare una terapia sostitutiva ormonale sarà opportuno iniziare un'assunzione sostitutiva di estrogeni da iniziare durante il decorso postoperatorio.

Livello ormonale e vita sessuale

Domanda: Ho 50 anni, otto anni fa ho tolto l'utero per un grosso fibroma e da allora sono in menopausa chirurgica. Da circa due anni nei rapporti sessuali con mio marito non provo più alcun piacere e devo anche dirle che, se fosse per me, non lo farei mai. Sarei anche disposta a prendere dei farmaci visto che sono in piena salute ed ho solo questo cruccio.

Risposta: La menopausa chirurgica insorge quando vengono rimosse entrambe le ovaie in una donna ancora fertile. Nel suo caso la mancanza di mestruazioni era conseguente alla rimozione dell'utero, ma le ovaie hanno continuato a produrre estrogeni e progesterone anche dopo l'intervento. Due anni fa, quando lei aveva 48 anni, le ovaie hanno completato la loro vita funzionale e da allora lei è in menopausa. Questa concomitanza di eventi sembra attribuire alla menopausa la scomparsa del desiderio sessuale, ma sia desiderio che piacere sessuale hanno un rapporto solo marginale con le concentrazioni degli ormoni sessuali. Non vi è infatti relazione fra livello ormonale e vita sessuale, infatti minime quantità di ormoni sono sufficienti per mantenere desiderio ed attività sessuale. Molto più importante è invece l'ambito culturale ed emotivo della coppia che può accelerare, favorire, contrastare od impedire il mantenimento dei circuiti necessari a generare il desiderio sessuale. Un dialogo aperto della coppia con uno specialista in terapie sessuali è importante per interpretare gli eventi che hanno portato allo spegnimento del desiderio sessuale e vi sono buone possibilità di cura. Nel frattempo è utile iniziare una terapia sostitutiva ormonale per assicurarsi che la situazione ormonale non giochi negativamente? Probabilmente è una buona decisione, che la incoraggerei a prendere sia per i benefici sul sistema osseo e cardiovascolare sia per preparare il terreno per le cure sessuologiche.

Spermatozoi con scarsa motilità

Domanda: Dopo sei mesi di rapporti senza concepimento, gli esami prescritti dal ginecologo hanno rivelato una scarsa concentrazione di spermatozoi con scarsa motilità. Mi hanno consigliato un ciclo di inseminazioni per risolvere il problema, ma sono un poco contraria a ricorrere a queste tecniche dopo così pochi mesi di infertilità. Cosa ne pensa?

Risposta: Seguirei il consiglio del suo ginecologo, perchè pochi spermatozoi con movimenti ridotti hanno scarse possibilità di raggiungere l'ovocita e di dar luogo ad una gravidanza. Prima di considerare questa possibilità di assistenza riproduttiva, è bene escludere la presenza di infezioni genitali, sincerarsi che non vi sia un danno tubarico ed eseguire uno studio ormonale del ciclo ovulatorio.

Vi è infatti la possibilità che questo periodo di infertilità abbia come cause principale la ridotta qualità seminale maschile, ma potrebbe avere dei fattori femminili concomitanti come infezioni, danno tubarico o disturbi ovulatori che potrebbero essere corretti e permettere un concepimento anche con pochi spermatozoi.

Quindi, prima di procedere a delle inseminazioni, le consiglio di completare questi accertamenti. In assenza di concause infettive, tubariche od ormonali si può programmare un ciclo di tre inseminazioni.

ll trasferimento con un piccolo catetere degli spermatozoi all'interno della cavità uterina può essere eseguito su cicli ovulatori spontanei oppure su cicli di ovulazione multipla indotti con farmaci.

Nel primo caso il margine di successo per ciclo di inseminazione è del 10-12%, nel secondo del 14-16%. L'uso dei farmaci che inducono ovulazione multipla comporta però la necessita di un controllo ecografico ripetuto della fase di maturazione follicolare e una possibilità del 20% di gravidanze gemellari.

Riassumendo, completi il quadro diagnostico prima di procedere con una inseminazione e discuta con il ginecologo vantaggi e svantaggi delle due diverse procedure di inseminazione.

Infertilità maschile

Domanda: Avevo solo ventidue anni quando mi sono sposata e la gravidanza è arrivata subito, il decorso è stato felice ed anche il parto è stato molto agevole. Adesso ho 38 anni, mi sono risposata e vorrei tanto avere un'altro figlio dal mio attuale marito, ma è passato un anno e non succede nulla. Qualche volta mi sorge il dubbio di essere troppo vecchia, cosa devo fare?

Risposta: Un esame seminale del marito ed un semplice dosaggio del suo profilo ormonale possono rassicuraci sulla fertilità del nuovo compagno e sull'efficienza del meccanismo ovulatorio. Le raccomando di portare il campione seminale presso un laboratorio specializzato per la cura dell'infertilità in modo che l'analisi sia condotta in modo accurato da una biologa esperta in questi accertamenti.

Può invece eseguire i suoi dosaggi ormonali presso qualsiasi laboratorio perchè questi esami vengono condotti in modo automatizzato. I prelievi necessari sono tre: il primo va eseguito fra il terzo e quinto giorno mestruale per controllare FSH, LH, TSH, Prolattina, mentre gli altri due saranno al ventiduesimo e ventiquattresimo giorno per controllare le concentrazioni di Progesterone e Prolattina.

Con questi dati alla mano si può già definire una strategia per assisterla nel modo migliore e facilitare il concepimento. Quanto al suo timore di essere troppo vecchia, accantonerei questo immeritato sospetto in ragione della sua eccellente performance riproduttiva nella precedente gravidanza.

Irregolarità mestruale e gravidanza

Domanda: Le prime mestruazioni sono arrivate solo a quindici anni, una costante della mia famiglia. I flussi periodici non sono mai stati regolari, così come mia madre e le mie due sorelle. Questa caratteristica mestruale non mi ha mai preoccupato perché abituale, però, a differenza delle mie due sorella più grandi e di mia madre, la mia gravidanza tarda ad arrivare. Dopo un anno di rapporti liberi il test è sempre negativo ed il mio ginecologo dice che questa attesa è normale, data la irregolarità del meccanismo ovulatorio. Non sono del tutto convinta di questa attesa e vorrei prendere provvedimenti per facilitare il concepimento, lei è d'accordo?

Risposta: Prima di pensare a quali provvedimenti attuare per accelerare l'arrivo della gravidanza sarebbe bene eseguire almeno un dosaggio ormonale che confermi la presenza di cicli ovulatori. Questo accertamento è semplice e basta eseguire un prelievo di sangue durante il prossimo sanguinamento per confermare che tutti gli ormoni coinvolti nella regolazione del ciclo risultino nei valori di norma.

Dopo venti e venticinque giorni dal flusso deve eseguire un secondo prelievo per sapere se ha ovulato ed anche indicare la qualità dell'ovulazione. Il marito deve eseguire un'analisi della qualità seminale per valutare il potenziale fertile, perchè soprattutto quando le fasi ovulatorie sono irregolari, una buona qualità del seme è un elemento determinante per facilitare la fecondazione.

E' anche opportuno escludere la presenza sul collo dell'utero di infezioni che non diano disturbi, ma interferiscano con il delicato meccanismo della fertilità. Con questi tre risultati è possibile decidere se attendere con pazienza l'arrivo di una gravidanza, se è necessario eliminare qualche fattore di infertilità o utilizzare dei farmaci che permettano una regolare fase ovulatoria.

In conclusione, vorrei che il consiglio di attendere sia basato su accertamenti precisi e non solo sull'ipotesi che sia solo l'irregolarità ovulatoria a determinare questa lunga attesa.

Gravidanza interrotta e infertilità

Domanda: Quando ero fidanzata ho concepito in modo inatteso con il ragazzo che adesso è mio marito, in quel momento non ce la siamo sentita di proseguire la gravidanza perché non avevo neppure completato gli studi. Ora siamo sposati e vogliamo tanto avere un figlio, ma dopo più di un anno di tentativi non è ancora successo nulla. I miei cicli sono regolari e l'esame seminale è perfetto. Il ginecologo dice di attendere perché sono giovane, ho 30 anni, e non vuole ancora eseguire un'isterosalpingografia perché dice che è un esame molto fastidioso. Veramente la nostra pazienza è al limite, ci facciamo un sacco di sensi di colpa per la gravidanza che abbiamo interrotto e stiamo già pensando a inseminazioni o fertilizzazione in vitro. Cosa ci consiglia?

Risposta: Avete già concepito una volta e nelle coppie con pregressa fertilità, il secondo concepimento arriva entro circa sei mesi di tentativi. Questo anno di attesa è troppo lungo ed è tempo di individuare quale fattore di infertilità impedisca la fertilizzazione.

La regolarità dei flussi mestruali indica quasi sempre una buona funzione ovulatoria, ma per esser sicuri che l'ovaio funzioni in modo impeccabile le consiglio di controllare la concentrazione nel sangue degli ormoni della fertilità. Sono necessari tre piccoli prelievi di sangue: uno da eseguire fra il terzo ed il quinto giorno del flusso mestruale per dosare FSH, LH e TSH, e due successivi per dosare Progesterone e Prolattina a cui sottoporsi fra ventesimo e venticinquesimo giorno del ciclo.

E' anche necessario che chieda al suo ginecologo di escludere mediante un prelievo con un piccolo tampone la presenza di infezioni genitali quali Chlamydia e Mycoplasma, che possono ostacolare la fertilità.

La buona qualità seminale del marito deve essere ricontrollata ancora una volta, possibilmente presso un laboratorio con particolare competenza negli spermiogrammi, perché la qualità dei risultati dipende molto dall'esperienza del biologo che esegue l'esame.

Questo esame deve essere completato dalla ricerca di infezioni nel liquido seminale mediante spermiocoltura. Assenza di infezioni, buona qualità ovulatoria e buona qualità seminale indicano la necessità di procedere subito ad un accertamento laparoscopico, un piccolo intervento chirurgico che permette con una sonda ottica di evidenziare la presenza di un danno tubarico o di endometriosi (un disturbo benigno che impedisce la fertilizzazione). In entrambi i casi si può durante l'intervento riparare il danno tubarico, è possibile nel 50% dei casi, oppure folgorare con l'elettrobisturi le lesioni endometriosiche.

Non abbia timore di questa piccola operazione che si conclude in circa trenta minuti e richiede solo poche ore di degenza postoperatoria. Segua questi semplici consigli ed in breve tempo realizzerà il suo desiderio di gravidanza.

Inseminazione artificiale?

Domanda: Fino ad ora, ho appena compiuto 37 anni, ho solo pensato al mio lavoro. Riunioni e ancora riunioni, carriera e, devo ammetterlo, molte soddisfazioni. Sono felicemente sposata con un uomo con un lavoro identico al mio ed insieme abbiamo atteso di potere ridurre questa pressione professionale prima di pensare ad un figlio. Da Gennaio ho smesso la pillola, ma il concepimento non arriva. Ho chiesto al mio ginecologo che mi ha consigliato una serie di esami per capire se si può ristabilire una fertilità spontanea, ma io preferirei passare direttamente ad una inseminazione od una fertilizzazione in vitro. Capisco che il mio lavoro mi porta a vedere tutto in modo manageriale, ma non me la sento di affrontare un percorso di esami e trattamenti ad esito incerto e preferirei passare direttamente all'azione. Cosa ne pensa?

Risposta: Penso che anche un manager non prende decisioni operative prima di avere gli elementi necessari a ridurre i costi e massimizzare i profitti. Per utilizzare un linguaggio a lei familiare, le dirò che ristabilire una fertilità spontanea rimane il sistema più economico per ottenere una gravidanza.

Per convincerla le dirò che la eliminazione di un'infezione genitale, sufficiente ad impedire il concepimento ma insufficiente a dare sintomi della sua presenza, oppure eliminare un varicocele del marito (una dilatazione della vena del testicolo che lo riscalda eccessivamente e danneggia la produzione di spermatozoi) possono darle il vantaggio di realizzare rapidamente il suo desiderio di gravidanza ed eliminare, allo stesso tempo, degli elementi di danno alla salute della coppia.

Inseminazioni e fertilizzazione in vitro, ovvero metodiche per favorire l'incontro fra ovulo e spermatozoo, nelle vie genitali femminili nel primo caso od in provetta nel secondo hanno, anche nelle migliori mani, un limitato margine di successo.

Il successo delle inseminazioni è del 15% per tentativo, mentre quello delle inseminazioni in vitro è del 25%. Questi margini sembrano bassi, ma riflettono solo quanto avviene in natura, in cui le possibilità di gravidanza per rapporto sono del 16% ed in cui, dopo la fertilizzazione, vengono eliminati il 40% degli embrioni.

Questa apparente scarsa fecondità umana, riflette solo l'eccellenza del prodotto finale ma diventa motivo di sofferenza quando viene vissuta "in diretta" come nel caso della fertilizzazione assistita.

Eliminare le cause di infertilità ristabilisce invece le possibilità di concepire spontaneamente distribuendo le possibilità di successo su tredici ovulazioni l'anno, senza costi, rischi e, diciamolo pure, con un certo piacere.

Gli esami di base per individuare le cause di infertilità sono tre o quattro ed un buon specialista può completare le sue indagini nel tempo di un pomeriggio. Sia quindi una buona manager della sua fertilità e si faccia aiutare a valorizzare al meglio le sue risorse spontanee!

Accertamenti per l'infertilità

Domanda: Mi sono sposata giovanissima, adesso ho quasi 25 anni ed ho deciso che è tempo di avere un bambino. Dopo tanti anni di pillola mi aspettavo di concepire subito, invece è da 1 anno che la positività del test di gravidanza si fa attendere. Mio marito, preoccupato, ha subito fatto un esame seminale ed il medico dice che va benissimo e potrebbe essere adatto a fare il donatore. I miei cicli mestruali sono regolari e si parla già di valutare le condizioni delle mie tube con un'isterosalpingografia. E' il mio medico che mi mette troppa fretta, sono io che gli ho trasmesso la mia ansia di concepire, o questo tempo d'attesa forse è del tutto normale?

Risposta: Una donna di 25 anni con ciclo regolare ed un marito ben fertile dovrebbero aver già concepito e questo fa sospettare la presenza di elementi che possono impedire la fecondazione.

La prima causa da escludere è la presenza di un'infezione genitale che disturbi il concepimento anche in assenza di sintomo per lei o per il marito. Se invece fossero presenti delle infezioni urinarie o delle vaginiti, oppure il marito avesse disturbi urinari, tale possibilità deve essere tenuta in considerazione. Confermare o escludere la presenza di infezioni genitali, è comunque semplice mediante dei tamponi, simili a quelli usati per il pap-test, da inviare ad un laboratorio di microbiologia.

E' anche opportuno controllare bene il profilo ormonale dei suoi cicli fertili per valutare la qualità delle sue ovulazioni, anche se l'età così giovane e la regolarità dei cicli non dovrebbero lasciare dubbi sulla qualità della sua funzione ovulatoria.

Credo che il consiglio di valutare la pervietà delle sue tube isterosalpingografia sia sicuramente opportuno e da eseguire al più presto. Questo esame è adatto nel caso la visita ginecologica sia normale, mentre consiglierei una laparoscopia (passaggio di una sonda ottica tramite l'ombelico) nel caso vi fosse anche il minimo sospetto della presenza di disturbi degli organi gentiali interni, Questa possibilità è da tenere ben presente nella vostra situazione perché la sua giovane età, i cicli perfettamente regolari e l'elevata qualità seminale fanno sospettare che l'elemento di disturbo posa essere proprio a livello dell'apparato genitale.

Affronti con serenità questi accertamenti perché vi sono buone possibilità di ristabilire rapidamente la sua fertilità nel caso venisse riscontrato un ostacolo alla fecondazione. Il successo delle tecniche di assistenza riproduttiva è eccellente quando la donna ha meno di 35 anni. Vedo quindi roseo il suo futuro riproduttivo e concordo con il profilo di indagini che il medico le ha suggerito.

Esami per individuare le cause dell'infertilità

Domanda: Ci siamo sposati un anno fa con un grande desiderio di avere un figlio al più presto, ma questa gravidanza tarda ad arrivare. Mia moglie ha ventinove anni, io trentacinque, e per questo motivo la ginecologa ha voluto attendere tutti questi mesi prima di considerare degli accertamenti per infertilità. Ogni mese che passa ci sembra troppo lungo e, nel frattempo, tutte le coppie che conosciamo sono riuscite a concepire in pochi mesi. Ad essere sincero, mi sembra che quest'anno di attesa mi sembra sia stato sprecato. Non sarebbe stato meglio muoversi con più tempestività e identificare per tempo i problemi da curare?

Risposta: Gli studi statistici indicano che in dodici mesi di rapporti liberi, nove coppie su dieci riescono a concepire. Sulla base di questi dati la ginecologa ha scelto di attendere questo periodo di tentativi, prima di avviare delle indagini sulla vostra fertilità. Una scelta ben ragionata, convinta di fare quanto di meglio per voi.

Ha dimenticato però di informarvi che un problema di fertilità sarebbe stato evidenziato e curato solo dopo un anno, un periodo lungo per una coppia che vuole un figlio al più presto. Tecnicamente una scelta giusta, applicata alla coppia sbagliata. Per chiudere con le critiche, sarebbe stato meglio, a mio avviso, eseguire almeno una verifica della fertilità maschile e della qualità ovulatoria dopo tre, massimo sei mesi di tentativi.

Questo perché una coppia così giovane, se fertile, concepisce in tempi brevi. Con questa scelta tempestiva, risultati normali giustificano l'attesa, mentre eventuali problemi possono essere curati per tempo.

Cosa fare ora? In un mese di tempo è possibile concludere tutti gli accertamenti necessari: uno spermiogramma ed una ricerca di batteri nel seme maschile, l'esclusione della presenza di infezioni genitali femminili, lo studio del profilo ovulatorio mediante tre dosaggi ormonali ed un'isterosalpingografia per accertarsi che le tube siano aperte.

Con questi dati, qualsiasi problema venga alla luce, sarà possibile realizzare il vostro desiderio.

Bando quindi al passato, e chiedete alla ginecologa di approntare gli esami nel più breve tempo possibile.

Accertamenti in caso di infertilità

Domanda: Ci siamo sposati due anni fa (avevo ventotto anni) e da circa sei mesi cerchiamo di avere un figlio. Ho anche comprato un piccolo apparecchio per sapere quando ovulo, ma i mesi passano e non succede nulla. Il mio ginecologo dice che è presto per preoccuparsi e dice di attendere ancora sei mesi prima di sottoporsi ad alcun esame. Cosa ne pensa?

Risposta: Sapere se il seme di suo marito è fertile, se lei ovula bene e se vi sono infezioni genitali che disturbano la fertilizzazione sarebbe importante sia per lei che per il suo ginecologo.

Questi accertamenti sono semplici da eseguire e risultati di normalità sarebbero sicuramente di conforto, mentre il riscontro di qualche problema permette di eliminarlo e ristabilire una normale fertilità.

Si organizzi quindi per eseguire questi tre esami: spermiogramma del marito, dosaggio nel suo sangue degli ormoni della fertilità e ricerca di microrganismi infettanti sul collo dell'utero.

Vorrei anche ricordarle che le coppie fertili che hanno due o tre rapporti alla settimana non hanno bisogno di sapere quando avviene l'ovulazione per migliorare le possibilità di concepire.

Avere rapporti sessuali quando è indicato da un esame sulle urine, e non quando ne sia ha voglia, è spiacevole sia per l'uomo che per la donna e potrebbe, già di per sé, rendere questi tentativi di fertilità meno efficienti.

Aborti spontanei ripetuti

Domanda: Le gravidanze arrivano facilmente, ma purtroppo si interrompono tutte entro il primo trimestre. Ho fatto tanti accertamenti e tante terapie senza alcun esito. Ora un ginecologo mi ha detto che potrebbe essere il mio disturbo tiroideo la causa degli aborti, eppure ne soffro da tempo ed il mio endocrinologo dice che la situazione tiroidea è perfettamente sotto controllo. Cosa devo fare?

Risposta: Dieci gravidanze su cento si interrompono nel primo trimestre. Nella maggiore parte dei casi la causa dell'aborto è una sfavorevole combinazione fra i cromosomi della madre e quella del padre. Nel suo caso non conosciamo se il corredo cromosomico degli embrioni che lei ha perso fosse normale od anomala.

In questa incertezza è opportuno indagare se vi sono dei problemi del suo organismo che possano causare un aborto anche se il prossimo concepito avesse un corredo cromosomico del tutto regolare.

Le pazienti con disturbi tiroidei hanno un maggior rischio di aborto perchè gli anticorpi che disturbano la tiroide possono compromettere anche il funzionamento placentare. Darei quindi credito al ginecologo che ha consultato per completare le indagini per le cause anticorpali di aborti ripetuti.

In queste donne una modifica dei farmaci per il problema tiroideo e l'uso durante la gravidanza di piccole dosi di aspirina può ristabilire la possibilità di avere gravidanze a felice decorso.

Poliabortività

Domanda: Mi sono sposata a 32 anni e, dopo un breve rodaggio della mia scelta matrimoniale, abbiamo deciso che era ormai tempo di avere un figlio. Con gioia, il test di gravidanza è diventato positivo fin dal primo mese di tentativi di concepimento. I primi due mesi di gravidanza sono stati felici, senza disturbi e con poca nausea. Purtroppo alla undicesima settimana ho fatto un controllo ecografico per il test biochimico di screening per le anomalie cromosomiche (Ultra Screen) ed il ginecologo mi ha comunicato che il battito era scomparso. Dopo il raschiamento, l'esame istologico non ha segnalato nulla di anomalo e il medico mi ha incoraggiato a concepire nuovamente. Alla seconda gravidanza, con scrupolo ed affetto il ginecologo ha voluto controllare ogni settimana la presenza del battito, ma purtroppo, ad otto settimane il battito cardiaco dell'embrione non era più rilevabile. Anche l'esame istologico dopo il secondo raschiamento non ha dato alcun esito informativo. E la conclusione è stata di dover riprovare ancora. Capisco i limiti delle conoscenze mediche, ma mi domando se non si poteva fare di più e se non vi siano accertamenti che possano rassicurarmi sul futuro della prossima gravidanza.

Risposta: L'interruzione precoce della gravidanza è un evento sofferto che purtroppo si verifica nel 12% dei casi. La causa di queste perdite abortive è l'infelice combinazione in otto casi su dieci fra i cromosomi paterni e quelli materni.

Questo severo meccanismo di eliminazione è doloroso per i genitori, ma protettivo rispetto alla possibilità che il bambino possa portare dei deficit permanenti legati all'incongrua informazione genetica di cui verrebbe a disporre.

Nel suo caso non è stato condotto un accertamento citogenetico sul tessuto placentare per confermare o escludere la presenza di anomalie cromosomiche del bambino e questo lascia aperto il problema diagnostico sull'origine dei due aborti.

Senza questi due accertamenti è difficile prevedere l'esito della prossima gravidanza se non in modo statistico. Nel caso entrambi gli aborti fossero la conseguenza di anomalie cromosomiche degli embrioni, la possibilità di soffrire ancora un aborto per anomalia cromosomica sarebbe dell'1 per mille. Nel caso le perdite abortive fossero invece dovut ad una causa uterina, infettiva od immunitaria è chiaro che la sua persistenza potrebbe condizionare nuovamente una perdita abortiva.

Il mio consiglio è di indagare, prima di tentare un prossimo concepimento, le cause anatomiche, infettive ed immunitarie che causano più comunemente abortività. Quindi Le consiglierei di controllare la regolarità della cavità uterina mediante isterosalpingografia, di escludere la presenza di infezioni genitali e di sottoporsi ad un prelievo di sangue per accertarsi della conformità della sua risposta immunitaria.

Se tutti questi esami dessero esito negativo, la possibilità di una gravidanza con buon decorso è dell'80%, vicino quindi alla percentuale di successo dell'87% che hanno donne senza storia abortiva.

Infine, Le raccomando di richiedere un accertamento citogenetico nel caso la prossima gravidanza dovesse ancora avere esito abortivo, perché l'esame, come ho già detto, è basilare per poter comprendere il perchè della perdita abortiva e migliorare, tramite questa conoscenza, le possibilità di felice esito della successiva gravidanza.

Presentazione podalica

Domanda:Quando abbiamo deciso di avere un figlio il concepimento è arrivato in pochi mesi. La gravidanza è stata bellissima, senza alcun problema. Unica sorpresa, il piccolo vuole uscire in retromarcia e resiste ad ogni tentativo di metterlo a testa in giù per facilitare il parto. Il mio ginecologo ha già programmato un taglio cesareo per evitare qualsiasi rischio, ma non sono del tutto convinta della sua decisione. E' proprio necessario questo intervento o si potrebbe pensare ad un tentativo di parto vaginale?

Risposta: Per venire alla luce il bambino deve attraversare un canale osseo piuttosto angusto. La parte dimensionalmente più impegnativa da far passare durante il parto è la testa, per la resistenza delle ossa craniche. Spalle e bacino, che hanno diametri anche più ampi, si flettono facilmente e quindi non creano abitualmente problemi.

Quando il feto si presenta di sedere, presentazione podalica, la parte più difficile del parto viene quando tutto il corpo del feto è già stato espulso con la possibilità che la nascita della testa sia laboriosa o difficile.

In questo caso, vi è quindi il rischio di una sofferenza cerebrale o di lesioni dei nervi che dal collo si dirigono al braccio. In una prima gravidanza i tempi del parto possono essere lunghi e gli spazi per manovre ostetriche, nel caso di un parto difficile, sono limitati.

Mi sembra quindi ragionevole la precauzione del suo ginecologo, poiché il rischio di danno è piccolo (inferiore all'uno per cento), ma le lesioni cerebrali o neurologiche possono essere irreversibili.

Le continue polemiche sull'eccessivo ricorso al taglio cesareo, le impediscono di vedere i pregi di questo intervento ostetrico che le può garantire la nascita di un bambino sano, nonostante i rischi a cui si trova esposto dal suo desiderio di uscire in retromarcia.

Tintura per capelli

Domanda: L'estate è finita, l'abbronzatura se ne va ed i miei chili di felice gestante al quarto mese di gravidanza continuano ad accumularsi. Vorrei, come d'abitudine, schiarirmi i capelli con qualche colpo di sole, ma il mio ginecologo è del tutto contrario perchè teme che il prodotto decolorante possa arrivare alla placenta ed avere conseguenze anche sul feto. E' un eccesso di scrupolo o deve veramente rinunciare a questa mia abitudine?

Risposta: I coloranti per capelli a base chimica contengono sostanze e solventi che sciolgono le molecole grasse del capello per poter colorare le cellule che formano il capello stesso.

Negli anni settanta, uno studio sulle parrucchiere aveva segnalato un aumento di aborti nel primo trimestre in possibile relazione con le sostanze chimiche contenute nelle tinture per capelli. Ricerche più recenti non hanno confermato questa possibilità, nè studi sugli animali hanno dimostrato un'associazione fra tinture chimiche per capelli e malformazioni fetali.

Questi sono i dati scientifici, come tradurli in pratica? Semplice, evitare tinture per capelli chimiche nel primo trimestre (usare solo quelle vegetali) e limitare al minimo quelle chimiche nel resto della gravidanza.

Perchè tanta cautela visto il quadro rassicurante? La risposta è semplice, basta un nuovo studio od anche la segnalazione di un singolo caso di problemi fetali potenzialmente legati all'uso di tinture per gettare nell'ansia tante mamme e papà.

Salviamo quindi la vanità femminile anche in gravidanza ma con le precauzioni che tutelano la tranquillità di mamma, papà e concepito, un elemento importante della buona assistenza ostetrica.

Toxoplasmosi

Domanda: Mi sono sposata da poco ed aspetto già un figlio. Mio marito ed io veniamo da famiglie numerose ed i consigli sulla gravidanza abbondano, spesso avvalorati dalle informazioni che sorelle e cognate hanno avuto dai loro ginecologi. Vi è un problema che non riesco a risolvere e che mi sta particolarmente a cuore. Non ho anticorpi contro il Toxoplasma e tutta la famiglia si è schierata contro il gatto che ho da tanti anni e che secondo loro deve lasciare la casa fino al parto. Ho cercato di documentarmi sul comportamento da tenere, ma trovo solo informazioni discordanti. Inutile dire che anche il gatto, per me, fa parte della famiglia e mi dispiacerebbe allontanarlo senza motivo. Insomma, posso tenermi il mio gatto o devo mandarlo in esilio fino al parto?

Risposta: Il gatto di casa può rimanere in casa senza rischi per la sua gravidanza con due sole accortezze: indossi dei guanti quando rinnova la lettiera e si lavi bene le mani dopo averla sistemata.

Abbiamo recentemente completato, con le Dottoresse Fiore e Savasi del mio gruppo di ricerca, uno studio sui fattori che aumentano la possibilità di contrarre questa parassitosi durante la gravidanza.

Lo studio è durato due anni, ha interessato circa mille donne in otto paesi europei ed è stato pubblicato sul British Medical Journal, un'importante giornale scientifico. I risultati indicano che avere un gatto in casa, anche di giovane età (nel primo anno di vita è più facile che si ammalino), non aumenta il rischio di infezione per le gestanti senza anticorpi.

Molte gestanti chiedono se queste precauzioni valgono solo per il gatto o anche per altri animali domestici. La risposta è solo per il gatto e la spiegazione è semplice: il Toxoplasma si riproduce solo nell'intestino dei felini.

Tutti gli altri animali con cui si può venire a contatto (cani, criceti, conigli, galline, cavalli, mucche) possono eliminare cisti di Toxoplasma ingerite con la loro alimentazione (pochissime), ma non cisti che si formino nel loro intestino (moltissime).

Il messaggio igienico è quindi chiaro: risciacquare bene le verdure che si consumano crude, e la frutta che non si sbuccia, sotto abbondante acqua corrente (non serve bicarbonato o ipoclorito) per eliminare eventuali cisti presenti nel terriccio.

Alle mie pazienti che chiedono come lavare l'insalata, rispondo semplicemente di lavarla come fanno con gli spinaci, che si sciacquano ancora una volta anche dopo averli ben puliti per evitare fastidiosi residui di terra di cui ci si accorge solo a tavola.

Per concludere con le raccomandazioni per ridurre il rischio di Toxoplasmosi, lo studio ha evidenziato che il consumo di carni crude (inclusi prosciutti, bresaola ed insaccat) è un'importante fattore di rischio per infettarsi, così come lavorare la terra in giardino o nell'orto senza guanti e senza un'energico lavaggio delle mani a lavori terminati.

Carne ben cotta quindi, oppure surgelata prima della cottura se la si vuole a al sangue, e protezione dal terriccio con guanti per le gestanti… con il pollice verde.

Amniocentesi

Domanda: Non pensavo fosse un incontro così importante ed invece in soli sei mesi mi sono sposata e sono già in attesa del primo figlio. Ho trentadue anni e mio marito insiste per un'amniocentesi perchè un suo collega di lavoro ha avuto un bambino con sindrome di Down nonostante la moglie fosse più giovane di me. So che il prelievo di liquido amniotico comporta il rischio che la gravidanza si interrompa e questa possibilità mi angoscia. Sono sicuri i test indiretti sul sangue materno di cui ho sentito parlare?

Risposta: La possibilità che il feto sia affetto da un'anomalia cromosomica sale con l'età materna e diventa circa un caso ogni duecento gravidanze.

Gli accertamenti sul sangue materno per determinare la presenza di feti affetti da sindrome di Down sono diventati molto affidabili. Questi test permettono di personalizzare il rischio che il feto sia affetto da sindrome di Down.

Il test con la migliore precisione è quello basato sulla determinazione di due proteine placentarialcentari.

Pillola o spirale?

Domanda: Ho iniziato a prendere la pillola contraccettiva da ragazzina ed ora non ne posso più perché, dopo dieci anni e nonostante le rassicurazioni del mio ginecologo, la cellulite da pillola c'è… e si vede! Ho chiesto di inserire una spirale da rimuovere in futuro per cercare una gravidanza, ma ho avuto un netto rifiuto perché dice che può dare infertilità. Molte mie amiche sono soddisfattissime delle loro spirali e mi sembra che il rifiuto del ginecologo dipenda da sue convinzioni personali più che dall'evidenza di efficacia e sicurezza di questo metodo contraccettivo.

Risposta: Non ci sono studi sui rapporti fra pillola contraccettiva e sviluppo di addensamenti grassosi del sottocute (la cellulite di cui parlano le donne). Questo è male perché molte pazienti si lamentano di questo problema e potrebbero non avere torto.

Dovrebbe considerare che anche il tempo comporta danni all'organismo sano, senza escludere che qualche accumulo di grasso nelle cosce sia dovuto al diventare donna di questi dieci anni, piuttosto che ai microscopici dosaggi ormonali della pillola.

Inserire una spirale endouterina è un riconosciuto fattore di rischio per trasferire germi dal tratto genitale esterno a quello interno. Inoltre, nelle donne che portano una spirale, è più facile che le infezioni genitali risalgano verso la cavità uterina e le tube.

A mio avviso, è quindi una buona precauzione non ricorrere a questo metodo contraccettivo prima di avere avuto figli, per proteggersi dalla possibilità di un danno tubarico che impedisca successivamente di concepire o faciliti delle gravidanze extrauterine. Un ultimo punto a sfavore della spirale, nelle donne con meno di trentacinque anni, è la minor sicurezza contraccettiva rispetto alla pillola estroprogestinica.

Dopo tale età, l'efficacia dei due metodi si equivale e le consiglierei di aspettare un'epoca della sua vita più adatta per scegliere questo metodo contraccettivo.

Effetti collaterali spirale?

Domanda:Da ragazza, ho provato tanti tipi di pillole contraccettive senza riuscire a a trovarne una che non mi desse una nausea fastidiosa e persistente. Avevo chiesto al mio ginecologo di inserirmi una spirale, ma mi ha detto che prima delle gravidanze è meglio evitarlo. L'anno scorso mi sono sposata ed ho subito deciso di avere un figlio e sospendere la pillola mi è sembrata una liberazione. La gravidanza è decorsa benissimo e prevedo di svezzare Andrea subito dopo l'Estate. Alla visita di controllo dopo il parto ho chiesto al mio ginecologo di inserirmi una spirale, ma adesso insiste perchè prima completi la famiglia perchè teme che la spirale possa comportare dei danni persistenti sulla fertilità. Ho tante amiche che l'hanno usata senza problemi e non so come valutare questo diniego così deciso del mio ginecologo. E' veramente così pericolosa?

Risposta: La spirale è un piccolo dispositivo di plastica che viene inserito nella cavità uterina dove richiama globuli bianchi che impediscono l'impianto dell'ovulo fecondato.

La parte inferiore della spirale è collegata ad un filo di nylon che permette di sfilarla dalla cavità uterina. Il filo tramite il canale cervicale (che attraversa il collo dell'utero) arriva in vagina.

Questa particolarità crea una comunicazione diretta fra la vagina e la cavità uterina, interrompendo la continuità del muco cervicale che abitualmente sigilla l'intero canale proteggendo dai germi vaginali la cavità uterina.

Pillola

Domanda: Dopo dieci anni di pillola contraccettiva quasi fossero obbligatori, mio marito si è svegliato ed ha deciso di avere un figlio. A parte il fatto che mi è quasi passata la voglia di avere una gravidanza, è opportuno aspettare un periodo di pausa o programmare qualche esame preconcezionale (ho trentotto anni) prima di abbandonare la protezione estroprogestinica?

Risposta: Il concepimento può avvenire dal mese successivo all'interruzione della pillola estroprogestinica, in quanto il contenuto ormonale della pillola viene metabolizzato nelle 24 ore successive all'assunzione.

Non è vero che subito dopo la pillola sia più facile avere gravidanze gemellari, oppure avere un aborto precoce. Gli accertamenti consigliabili si limitano ad un controllo ginecologico, un Pap-test ed il test sierologico per sapere se presenta anticorpi contro il Toxoplasma.

Se risultasse negativa è opportuno che eviti carni crude (salame, carpaccio) o poco cotte, lavi bene le verdure, faccia uso di guanti quando fa del giardinaggio o cambia la lettiera del gatto (il gatto elimina le cisti di questo parassita nelle feci).

E' anche utile assumere piccole dosi di acido folico (0.4 milligrammi al giorno) fin da quando inizia ad avere rapporti per concepire, così da ridurre il rischio che il feto sia affetto da spina bifida.

Nella sua lettera lei dà risalto alla sua età, nonostante le donne non amino soffermarsi sull'argomento. Sotto il profilo riproduttivo, avere più di trentacinque anni può comportare qualche mese di attesa in più prima di ottenere un concepimento, un rischio un poco aumentato che il feto possa presentare sindrome di Down (e per tale motivo molte donne scelgono di sottoporsi a diagnosi prenatale), un rischio aumentato di aborto precoce, mentre la possibilità di malformazioni è identica a quella delle donne di età più giovane.

In cambio di questi svantaggi riproduttivi, il nascituro avrà però una mamma socialmente più esperta e biologicamente più pregiata. Dimentichi quindi l'anagrafe e si lanci con tranquillità e senza indugio nella sua vita riproduttiva.

Ciclo irregolare

Domanda: Ho sempre avuto cicli irregolari, come mia madre e mia sorella e mi hanno detto che potrei avere problemi a rimanere incinta. In questo momento essere poco fertile mi andrebbe anche bene perchè non desidero gravidanze, ma in futuro vorrei esser rassicurata che vi sono cure adatte a risolvere il mio problema.

Risposta: Un vecchio adagio dice meglio una donna irregolare e fertile che una donna regolare che non concepisce, intendendo sottolineare che la regolarità ovulatoria non è un requisito essenziale per avere ovulazioni di buona qualità.

Quando desidererà gravidanze le consiglio di non fare alcuna terapia per almeno sei mesi e di considerare solo dopo tale periodo l'inizio di una stimolazione ovarica. In questo momento dice di non volere gravidanze e le consiglio l'uso del preservativo o di una pillola contraccettiva, perché è difficile determinare nel suo caso quando avviene l'ovulazione.

Nelle donne con cicli irregolari vi è infatti un maggior rischio di concepimento indesiderato rispetto a quello che si osserva in una donna con cicli perfettamente regolari che sa con precisione quando cade il suo periodo fertile.